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"Cara povera Emilia/ oggi ti piango da madre,/ e ti son figlia" è la dedica con cui Manuela Bellodi, emiliana di origine, ci anticipa il tema della presente raccolta. "Cara" è il primo aggettivo destinato alla sua Emilia: l'aggettivo degli affetti che ci fa presagire il rapporto di amore, il sentimento di familiarità riferito a coloro di cui ci prendiamo cura. Una regione dilaniata dal terremoto del 2012 che lecita il secondo avverbio "povera", nel senso della compassione/cum passio rivolto a un corpo ferito, lacerato, alla capacità di patire insieme la sofferenza che procura le lacrime più amare, paragonate a quelle di una madre che assiste al dolore del figlio. Lenitive al male, le poesie sono carezze delicate; nel ritorno all'infanzia attraverso la memoria, si scoprono radici robuste che ancorano, nonostante il sisma: prodromi di gemmazioni e nuove fioriture, colme di quella linfa vitale che da sempre appartiene alla terra e alla gente d'Emilia.